TUNNEL VERTEBRALE
Una scultura anatomica e poetica di
Giovanni Gilgen
Le vertebre sono un’immagine potente e archetipica, rappresentano il nucleo strutturale del nostro corpo, sono parte della colonna invisibile che ci tiene in piedi, che ci sostiene e custodisce la nostra fragilità.
Ogni vertebra è una soglia, la tappa di un percorso interiore condiviso e collettivo che si manifesta nella modularità continua della colonna.
La colonna vertebrale può essere letta attraverso molte immagini archetipiche che abitano quotidianamente la nostra organicità.
La colonna è Yggdrasill, l’Albero del Mondo delle mitologie nordiche, che connette cielo e terra; è il sentiero del pellegrino che attraversa le insidie del deserto; è kundalini, il serpente energetico, canale di risveglio e coscienza, custode della forza vitale; è l’archivio del corpo, biblioteca silenziosa dove le esperienze sono depositate, registrate e conservate ed è infine architettura sacra, costruita con proporzioni, sequenze e armonie in cui l’umano si fa struttura.
Nel compiere l’opera, queste immagini si intrecciano dando vita non solo all’anatomia, ma all’incontro poetico della materia.
Nell’immaginario umano, il tunnel è simbolo di transizione, di passaggio, di cambiamento profondo, è un luogo oscuro, a volte protetto, comunque grembo, o soglia, ancora, un canale di pellegrinaggio. Attraversare un tunnel significa lasciare uno stato e accedere a un altro. Immergersi nell’ombra e riaffiorare alla luce.
Simbolicamente, esso diventa una via anatomica e spirituale, un’architettura della trasformazione, un’esperienza viva. Il progetto dell’opera nasce dal desiderio di interpretare la colonna vertebrale come un luogo abitabile, rendendola spazio di attraversamento e di risonanza, dando forma a una scultura porosa e vivente, fatta di corpo e memoria.
Camminare al suo interno è un’esperienza rallentata dove il corpo si fa più presente, il respiro si allinea alla materia e ogni vertebra diventa una porta che accoglie come in un rito di passaggio. Va attraversato, abitato, co-costruito come un corpo collettivo, in cui il gesto dell’artista si intreccia con le presenze di chi lo percorre.
L’ installazione, lunga circa 28 metri, è costruita con elementi modulari ispirati alla vertebra L5, realizzata in ferro e carta pesta, può essere collocata in uno spazio naturale o urbano, diventando un ponte fra interno ed esterno, fra gesto solitario e presenza pubblica.
Il Tunnel Vertebrale invita a diventare consapevoli della fragilità che attraversa la materia, la memoria, il mutamento, il divenire, il passaggio e il paesaggio.